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Giovanni
Capellini,
gloria spezzina
di fama
internazionale,
quale pioniere
in geologia e
paleontologia,
ebbe, fra le
altre, la
soddisfazione di
vedere, in vita,
conferito il suo
nome ad
un’associazione
di studiosi
della sua città
nativa, che si
proponeva di
continuare
l’opera di
studio e ricerca
nello stesso suo
campo.
L’associazione
ebbe poi a
trasformarsi
nell’attuale
Accademia Lunigianese
di
Scienze «
Giovanni
Capellini » che
estese la sua
attività anche
alla storia e
all’archeologia
della nostra
regione e
finitime.
Non credo del tutto giustificate le
critiche di
immobilismo
testé mosse
all’accademia, e
si sa, del
resto, che il
destino di tali
istituzioni non
è quello di
vivere di una
vita clamorosa,
come tante
altre. Così sono
piuttosto
frequenti - in
relazione ai
mezzi a
disposizione -
le pubblicazioni
contenenti i
valevoli
contributi degli
associati, la
cui raccolta è
già notevole e
di grande
utilità per lo
studioso in
materia.
Segnalo l’ultima di esse: « Studi
storici -
Miscellanea di
lavori »,
una ventina di
contributi,
raccolti in
onore del noto
scrittore pontremolese
Manfredo
Giuliani. La
pubblicazione,
in 237 pagine, è
del luglio 1965.
Nel rimandare ad
essa per il
contenuto, mi
piace
trattenermi
assai brevemente
su di uno studio
originale che
m’interessa
assai da vicino:
« Ricerche
sulla colonia
genovese di
Porto Venere
»
dell’architetto
Edoardo Mazzino,
attualmente
preposto alla
sovrintendenza
ai monumenti
della Liguria.
Lo studio ha il pregio di aver
attinto
direttamente a
quella miniera
di notizie che
sono i polverosi
ed ingialliti
cartulari dei
notai
medioevali,
lavoro piuttosto
arduo e, ad ogni
modo di gran
pazienza e
discernimento.
Non sono molte
le nuove
scoperte del
Mazzino sulle
origini e la
costituzione
topografica
della Colonia
Ianuensis di
otto secoli fa,
ma quanto
interessanti e
risolutive!
Anzitutto, il diligente e minuzioso
ricercatore ha
avuto la prova
documentaria
ch’era giusta la
felice
intuizione di
Ubaldo
Formentini che
poneva nel
piazzale di San
Pietro e sulle
pendici rocciose
circostanti la
sede arcaica
(romana e
altomedioevale)
del « castum
vetus »,
l’antichissimo
borgo
pre-genovese. In
questo, borgo e
castello vecchio
erano unità
connesse, mentre
nella colonia
genovese del
1113 «castrum» e
« burgos »
furono costruiti
separatamente,
il primo quale
unità militare,
il secondo in
funzione civile;
da ciò la
conferma della
più moderna e
più evoluta
concezione del
borgo genovese,
che risente gli
effetti del
fermento
democratico
proprio
dell’ordinamento
comunale, in
contrapposto a
quello rigido ed
assoluto
dell’istituto
feudale, che
accentrava nel
castello la vita
pubblica e
privata. Dai
documenti
studiati dal
Mazzino, risulta
inoltre che
anche il vecchio
aggruppamento
urbano (quello
di San Pietro,
ora scomparso)
era percorso da
una via centrale
e negli atti
notarili era
denominato « il
borgo » così
come l’attuale «carrugio»
nel residuo
centro genovese.
Da buon architetto, il Mazzino riesce
a dimostrare
come la
superstite
topografia della
colonia genovese
ben si adatti
alle quaranta
tavole di
terreno di cui
si tratta
nell’atto di
vendita dei
signori di
Vezzano ed il
perché del fatto
che l’asse del
carrugio (o
borgo) non è
perfettamente
rettilineo,
dando forma a
quella
bellissima
pianta a
pannocchia e
alla sequenza di
variate
prospettive che
dà alla strada
valore
eccezionalmente
pittorico. Il
Mazzino dà
inoltre ragione
di vari toponimi
(molti
scomparsi)
citati nei
cartulari che
non mancheranno
d’interessare
gli amatori del
più antico
centro del
golfo.
Ciò che attualmente si lamenta è la
mancanza,
all’ingresso del
borgo, nonché
nei punti di
maggior
interesse
archeologico (e
quindi
turistico) di
pratiche e ben
concepite
tabelle
segnaletiche
intese a meglio
valorizzare -
specie nei
riguardi dei
numerosi
visitatori
stranieri -
toponimi ed
antichità così
ben messi in
evidenza nel
lavoro
segnalato.
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